Abbazia dei Santi Salvatore e Lorenzo a Settimo

Badia” è una contrazione popolare della parola abbazia. A Firenze e dintorni sono esistite cinque abbazie, situate come ai punti cardinali della città: a nord la Badia Fiesolana, a ovest la Badia a Settimo, a sud l’abbazia di San Miniato, a est la Badia a Ripoli e al centro la Badia fiorentina.
Fin dal X secolo è attestato nel piviere di San Giuliano a Settimo un oratorio dedicato a San Salvatore, al quale nel 988 il conte Adimaro donò i diritti sulle chiese di San Martino alla Palma e di San Donato a Lucardo. Tale donazione venne confermata dieci anni dopo dall’imperatore Ottone III.
L’oratorio attirò l’attenzione dei conti Cadolingi che nel 1004 vi chiamarono i benedettini cluniacensi affinché vi fondassero un’abbazia. La scelta dei Cadolingi non era dettata solo da fervore religioso ma si inseriva in un ampio disegno per il controllo del territorio attraverso la fondazione di castelli e monasteri per poter mantener intatto il loro patrimonio fondiario e per poterlo anche difendere; tali monasteri venivano fondati sempre nei pressi di importanti vie stradali e fluviali.
Nel corso dell’XI secolo il patrimonio dell’abbazia aumentò considerevolmente grazie a donazioni che portarono il cenobio ad avere influenza su territori lontani; emblematica ad esempio è la donazione di beni nel Mugello fatta dal conte Guglielmo per poter creare un feudo cadolingio tra Toscana ed Emilia. Sempre nello stesso secolo il monastero adottò la riforma Vallombrosana sotto l’influenza dello stesso Giovanni Gualberto. Il 13 febbraio 1068 di fronte alla chiesa si tenne la famosa prova del fuoco fatta da Pietro Igneo per dimostrare la rettitudine dei Vallombrosani e la corruzione del vescovo Pietro Mezzabarba; tra il 1073 e il 1076 i priori vallombrosani si riunirono spesso qui.
Il chiostro grande
L’esperienza vallombrosana fu di breve durata visto che già il 6 aprile 1090 i cluniacensi avevano ripreso il controllo del monastero, che probabilmente non avevano mai abbandonato completamente. Con i cluniacensi il patrimonio dell’abbazia continuò ad arricchirsi e nel 1131 assorbirono per intero il piviere di Settimo, nel 1193 presero il possesso della chiesa fiorentina di San Frediano e ricevettero numerose garanzie dalla Santa Sede.
Il 18 marzo 1236 per ordine di papa Gregorio IX nel monastero si insediarono i Cistercensi dell’abbazia di San Galgano, i quali concessero la piena autonomia e continuò a ricevere donazioni e privilegi. Intorno intanto si era formato anche un borgo e il monastero aveva il compito di garantire la cura delle anime. L’enorme disponibilità finanziaria dei monaci li spinse a intraprendere dei lavori di ampliamento; nel 1290 furono sopraelevate le navate e rialzato il pavimento, nel 1315 venne costruita la cappella di San Jacopo affrescata da Buffalmacco e in seguito tutto il monastero venne riorganizzato secondo le esigenze dei cistercensi. I lavori furono portati a termine anche se dal 1331 l’autonomia del monastero era diminuita in quanto era stato dichiarato sottoposto a San Galgano. A seguito di diverse scorrerie nei dintorni nel 1378 venne fortificato.
Nella prima metà del Quattrocento papa Eugenio IV la dette in commenda a Domenico Capranica che nel 1441 e nel 1460 costruì e chiamò Domenico Ghirlandaio ad affrescare il coro. L’assedio di Firenze del 1529 fece dei danni anche qui tanto che parte dei monaci, per l’inagibilità dei locali, si trasferì a San Frediano in Cestello.
Nel 1629 venne rifatta l’abside sinistra e nel 1639 fu realizzato l’altare maggiore e gli altari laterali. A seguito di un’alluvione nel 1664 si procedette ad un nuovo restauro: venne rinnovata la facciata con l’aggiunta di un portico e tra le navate furono lanciate arcate più grandi. I cistercensi rimasero fino alla loro soppressione nel 1782 e l’anno seguente la chiesa assunse un secondo santo patrono, Lorenzo, che fu inserito anche nel nome mentre i locali del monastero vennero venduti a privati.
Dal 1891 a tutt’oggi sono in corso dei restauri che hanno portato al consolidamento della struttura e il risanamento della cripta. Tra il 1926 e il 1942 venne stonacata la facciata e demolito il portico. Nel 1944 il campanile fu abbattuto con una cannonata e ricostruito dov’era e com’era nel 1957 dall’architetto Nello Baroni. Negli anni sessanta venne restaurato soprattutto il convento, mentre negli anni settanta una campagna di scavi archeologici mise in luce le varie fasi costruttive.
Dal 1946 vi sono custodite le ossa del poeta Dino Campana.”

Info: it.wikipedia.org
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